La comunità romana di Tressanti
- Scritto da Alfonso Caccese
- Categoria: Cultura
PRESENTAZIONE
Raccogliamo e pubblichiamo questi due scritti così come essi sono stati redatti e lanciati nel vasto iperspazio del Web tramite il sito “Irpino.it”.
Scritti che registrano quasi alla lettera, oltreché i primi appunti, anche i dialoghi e i discorsi tenuti prima di tutto tra noi due autori e poi tra noi con altri amici, durante i sopralluoghi nel territorio di Tressanti di Montecalvo, nell’agosto 2003.
Segnatamente con Alfonso Caccese, Franco D'Addona e Franco Cardinale.
La genesi del primo scritto (“Anzano”) è presto detta.
Nell’udire un giorno un certo nome, “Anzano”, uno di noi, modesto praticante di linguistica diacronica e di toponomastica, sentì nel suo orecchio uno squillo di campanello.
Il proseguimento potrete trovarlo nel primo capitolo della Parte Prima. Nacque così la formulazione dell’ipotesi principale della nostra ricerca.
Alfonso Caccese iconografo
- Scritto da Redazione
- Categoria: Cultura
Alfonso Caccese, di origini Montecalvesi, suo padre infatti è nato a Montecalvo Irpino ed appartiene al ramo dei Caccese (Carrozzieri)
è nato a Foggia e dal 2004 vive e lavora a Roma.
Dopo aver frequentato il Pontificio Collegio Greco di Roma, si è laureato in psicologia presso l’Università La Sapienza di Roma.
Ora è dottorando in patristica greca presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma. Insegna religione cattolica al liceo.
Dal 1977 dipinge icone bizantine, specie di scuola greca.
Molte delle sue icone sono diffuse in chiese di Roma, Calabria (eparchia di Lungro), Sicilia (eparchia di Piana degli Albanesi), Puglia ed altro.
Dal 1998 insegna come maestro iconografo ai corsi presso l’Abbazia di S.Maria di Pulsano (FG) e, dal 1998, presso il monastero benedettino di Montefiolo a Casperia (RI).
E’ cofondatore dell’Associazione romana “IN NOVITATE RADIX”.
Video
Il Successo del film di Pino Tordiglione Teresa Manganiello, Sui Passi dell’amore
- Scritto da Redazione
- Categoria: Cultura
Le immagini del meraviglioso film di Pino Tordiglione, Teresa Manganiello, Sui Passi dell’Amore, si riflettevano nei occhi umidi di commozione di oltre 1100 spettatori presenti alla prima nazionale tenutasi al cinema San Marco di Benevento con un grande cast di attori.
Tanta gente ha sovraffollato il cinema beneventano, “non si vedeva così tanta gente dagli anni sessanta quando quel cinema ospitava grandi rassegne cinematografiche” così commenta qualche vecchio cinefilo di quel tempo.
Tordiglione è riuscito a far rivivere quelle emozioni, coniugando cinema e spettacolo insieme, un nuovo modo di comunicare e rievocare quel cinema buono e poetico. “E’ un film senza retorica, senza enfasi, una regia che esalta la bellezza e la bontà delle intenzioni. Si vede una mano sobria con costumi, ambientazioni e dialoghi precisi.
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La tarantella Montecalvese ed i suoi equivoci
- Scritto da Redazione
- Categoria: Cultura
La tarantella napoletana nacque a Napoli ai primi del ‘700.
A quel tempo le coppie si conoscevano tramite le famiglie.
L'amore tra i giovani era platonico. Era molto difficile avere dei contatti, potevano solo guardarsi e sorridersi.
I genitori accorgendosi delle simpatie reciproche tra i loro figli organizzavano delle festicciole che finivano sempre a tarallucci e vino (queste erano le loro possibilità!).
Sul finire delle festicciole c’era sempre la tarantella.
Anche perché in quell’epoca nelle famiglie non mancava mai un mandolino e un tamburello.
In seguito un grande maestro napoletano Raffaele Donnarumma musicò la prima tarantella. E man mano venne figurata con vari quadri che mascheravano dietro il ballo momenti in cui era possibile di guardarsi negli occhi o in viso, sentire i primi contatti fisici dove dalla stretta della mano stessa, si poteva capire l'intensità dell'amore che stava per nascere, fino ad abbracciarsi in girotondo facendo capire che la loro felicità in seguito si poteva trasfomare in amore.
Montecalvo Irpino 1930: memorie
- Scritto da Redazione
- Categoria: Cultura
A Montecalvo descrivere quel che desta nell’animo mio lo spettacolo terribile della strage di Montecalvo è impresa difficile quanto quella di voler definire quale sensazione di autentico raccapriccio m’abbia pervaso e colpito fin dall’ingresso in paese.
Ì proprio in questo comune che la irreparabilità e consistenza del disastro assume veste e colore di tragedia imponderabile.
M’inoltro per le deserte strade di questo paese ove manco da un mese appena, e qualcosa mi si stringe ed accartoccia nell’intimo, qualcosa freme nella mia subcoscienza.
L’accesso alle strade maggiormente colpite è rigorosamente vietato, stante il gravissimo pericolo d’improvvisi crolli.
Attraversare un Comune devastato, in veste di turisti, attraversarlo come fanno alcuni... necrofili o necrofori che dir si voglia, produce indubbiamente una impressione assai viva. Ma tornare in un paese che si conosce bene, che si è visto altre volte, tornarvi all’indomani di un disastro colossale per vederlo crollato, per sentirlo deserto e per non riconoscervi che dei frammenti, dei residui, delle semplici tracce, è più straziante d’un martirio. Procedo in silenzio, a capo basso, quasi tenga coda all’invisibile corteo di tutte le vittime della notte, mentre ogni cosa, a me d’intorno, ed ogni pietra, parmi trasudi e stilli sangue. Nella parte più alta del paese è una rovina indescrivibile.
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