Il 16 marzo 2001 a Montecalvo Irpino, durante i lavori per il restauro della casa natale di San Pompilio Maria Pirrotti unico santo dell’ordine degli Scolopi, fondato da San Giuseppe Calasanzio, in un locale murato, venne alla luce una statua raffigurante la Madonna con Bambino, una statua raffigurante san Lorenzo, la testa e le mani appartenenti ad un manichino perduto, raffigurante la Madonna addolorata.

 

 I tre manufatti lignei all’atto del ritrovamento, si presentavano in pessimo stato di conservazione, dovuto ad un avanzato deterioramento strutturale, causato sia da un attacco massiccio di insetti silofagi, sia da un alta percentuale di umidità. L’alta percentuale di umidità, la polverizzazione della struttura lignea, la decoesione e la perdita della preparazione a gesso, e di conseguenza della policromia, avevano compromesso gravemente le opere. Il degrado sia dell’assenza legnosa che della policromia ha richiesto un intervento di restauro complesso e mirato, teso non solo al recupero della struttura lignea, ma anche delle fasi cromatiche. Le opere con molta probabilità, già molto compromesse. Furono occultate nel sottoscala di casa Pirrotti, dopo il terremoto del 28 agosto 1930, mossi dall’intento di non distruggere perché opere sacre, ma non più in grado di essere messe in culto di venerazione.
La madonna in posizione incidente, stringe al petto con la mano sinistra il Bambino che è dolcemente adagiato sullo stesso braccio. La mano destra, dalle dita affusolate, mostra pudicamente il seno. Un mantello azzurro, con pieghe morbide ad andamento verticale nella parte anteriore, avvolge il corpo della Vergine ed è sostenuto dalla mano sinistra che avvolge il bambino. Il volume delle vesti e del mantello sono l’elemento connotante della cronologia dell’opera e della cultura sottesa alla produzione del manufatto. L’opera per punto di stile può essere collocata nell’ultimo ventennio del secolo XVI ed il primo decennio del secolo successivo, periodo in cui gli stilemi ed i canoni della cultura tardo manieristica sono ormai patrimonio comune degli artisti e delle botteghe napoletane, ed hanno ormai assimilato la lezione del Concilio tridentino in materia di opere devozionali.
La Sacra Icona è stata inserita in una teca di cristallo stratificato, strutturata in modo da offrire una effettiva tenuta attraverso l’utilizzo del gel di silice per la stabilizzazione passiva dell’umidità relativa, e collocata all’interno della Cappella Carafa di Montecalvo irpino, splendido esempio di architettura rinascimentale restaurato sotto la direzione di che scrive, e, posta in culto di venerazione.

 

 

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