Le Janare di Montecalvo non possono essere considerate streghe nel termine malefico del significato ,perché la loro condizione era connessa alla data di nascita,solitamente la notte a cavallo tra il 24 e il 25 Dicembre,notte del Santo Natale. E’ anche vero che le figlie delle Janare venivano istruite dalle madri alle arti magiche e affidate alle cure del maligno, con il quale si riunivano in frenetici balli (Sabba) ai piedi del Noce di Benevento.

 

 

Programma RAI- Utile Futile- anni  90

Un momento di pausa prima del Balletto delle Janare

Coreografo Alberto Palladino

Alle Janare di Montecalvo, che durante il giorno conducevano una vita normale,ci si rivolgeva non solo per i malefici,ma anche per trarre benefici dai mali dell’uomo,per curare malattie e per togliere il malocchio di altre Janare.Una convivenza strana,arricchita da storie fantastiche e verosimili,fatte di bambini scomparsi e di animali posseduti,di fatture d’amore e di filtri per la fertilità. Insomma, un inspiegabile intreccio di bene e male,proprio della storia dell’uomo. Il temine Janare è conseguenza degli antichi culti dedicati alla Dea Diana,protettrice dei boschi e dei campi.( Dianara,colei che appartiene a Diana). Nella tradizione romana le vestali della Dea,intorno al 6 gennaio,compivano dei riti di propiziazione dei raccolti,si dice volando con la Dea sugli stessi,per spargere su di loro il concime dell’abbondanza,da cui discende la tradizione della Befana,brutta come una strega ma portatrice di ricchezza e di doni.( A Montecalvo vi era il “Lucum Dianae”il bosco sacro dedicato alla dea,identificabile nell’attuale C/da Bosco). Le Janare vivevano perfettamente inserite nella società e a parte qualche episodio antichissimo e sanzionato con la morte,non si ricordano nella tradizione montecalvese episodi gravi,nel mentre gli scherzi e i dispetti erano all’ordine del giorno. Ci si difendeva dalle Janare ponendo dietro la porta principale di casa un sacchetto di lino colmo di sale,oppure lasciandovi una scopa di miglio montecalvese(scopa della Janara) al cui conteggio delle numerose propaggini la janara era obbligata per una specie di autosortilegio,che la costringeva  fino all’alba, da cui era costretta a fuggire,impedendo così di espletare il maleficio. Si racconta di code di cavallo intrecciate,come di acque ricostituenti prelevate dall’”Occhio del Diavolo” una sorgente naturale da cui sgorgava,e sgorga,acqua di colore rosso,ricca di ferro,che era un ottimo ricostituente per le persone anemiche e i bambini gracili a causa della scarsità di proteine animali e che le Janare,spesso conoscitrici di erbe officinali e di rimedi empirici,spacciavano per loro intervento,conquistando la riconoscenza e la complicità delle altre donne.

 Sott’acqua e sotto a viento e sott’ a lu Noce di Biniviento

Un modo di dire antichissimo e ancor vivo nella tradizione montecalvese. Allorché fu abbattuto il Noce,in epoca longobarda,si pensò di aver rimosso definitivamente il luogo di riunione di tutte le streghe del mondo,che lo raggiungevano volando,dopo essersi cosparse di un unguento magico,la cui formula era segreta. Alcuni storici ricordano che tempo dopo si seppe che le streghe ebbero a riunirsi sotto un altro gran noce e lungo la strada che da Benevento porta alle Puglie,qualcuno dice in una località che costeggia il fiume Miscano “Isca della Noce” *.

 Questo grande albero,maestoso e plurisecolare è stato abbattuto qualche anno fa,ma la storia delle Janare continua a rimanere viva nella tradizione montecalvese.

 

Antonio Stiscia

 *…….Le streghe,certo è,che nel luogo dove si radunano,vi è una grande e ampia arbore di noce,che con perpetue frondi verdeggia,però se sii questa o altra,che apparentemente faccino vedere i diavoli,no possiamo affermarlo;siamo sì bene indotti a credere,che in più luoghi di questo territorio pullulasse la superstizione di tali maledetti nidi di streghe poscciacché nell’anno 1273 si ha per l’assertiva di un istrumento di detto anno sotto il 24 di Febraro,che si conserva nella Biblioteca dell’ Arcivescovato come enunciandosi alcuni confini di territori per la Via che da Benevento tira in Puglia verso Corsano fra gli altri si pone questo “iusta nucem dicta ianaram”

 

Tratto dal libro “ Della superstiziosa noce di Benevento”

Autore Pietro Piperno

Napoli 1640

 

 

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Lu Filtru di la Janara (Autore Parole e Musica : Antonio Stiscia)