"Come non ricordare  Pietro Paolo Parzanese, poeta arianese dell’800,ma di origini Montecalvesi (il nonno era  di Corsano, dove prosperano i suoi lontani parenti),un letterato fine,di grande cultura e di sicuro ingegno,che ha lasciato opere di indiscusso valore,significate dalle sue poesie,intrise di una ricercata semplicità,quasi a voler avvicinare alla poesia  il popolo,dando così vita a uno stile che ancor oggi si ricorda come “versi alla Parzanese.” Nonostante la fama nazionale e internazionale,la Città di Ariano non ha saputo far altro che dedicargli un Busto e un Liceo,quasi a compier un atto dovuto,lasciandone il ricordo al lento incedere del tempo irriconoscente.

Il Liceo Parzanese,tra i primi  del Regno Italico per qualità e per didattica(insieme al Borromeo e al Parini) è diventato un anonimo e dozzinale liceo di provincia,immemore delle menti e delle genialità dei suoi professori  e dei suoi allievi,vanto della terra irpina. La città immemore,non ha saputo dedicargli nemmeno un Premio Letterario. Rari i suoi libri,introvabili le sue opere. Andrebbe creato un Centro Letterario,una sana Accademia di studi  per la riscoperta della tradizione classica di questa parte di Irpinia,di cui si ricorda il nome solo per i Terremoti e per transeunti personaggi di qualche spessore politico. Siamo intrisi di sigle regionali e di progetti operativi,che scaturiscono più dalla capacità imprenditoriale e lobbystica che non dalla concretezza. Assistiamo alla nascita di  aziende marziane,di strutture produttive di congetture,di progetti faraonici( solo sulla carta) di ben pagati professionisti. Pochi,ma scelti ignoranti, sono riusciti a distruggere i legami storici e culturali di un comprensorio,suggerendo delle scelte culturali sbagliate,fondate sul ricordo più che sulle testimonianze,sul sentitodire che sulla prova documentale,in una sorta di grande sagra culturale,organizzata come una Fiera campionaria del  nulla . Che tristezza ! Rischiamo di perdere la nostra identità culturale,proprio quando non riusciamo a trasmettere il messaggio principale,del perché,per esempio,una Scuola è dedicata ad un determinato Personaggio. L’autonomia va vista e considerata come momento di caratterizzazione del processo formativo,libero dai vecchi laccioli di sterili circolari ministeriali. Anziché trovare i punti di incontro storico-culturali tra gli studenti,prendendo ad esempio i padri della cultura irpina (de Sanctis,Dorso,Parzanese,Pirrotti,Mancini………….)ci si va ad avventurare in pseudo programmi formativi,fondati sulla moda del momento,in una scellerata corsa ad attirare curiosità e ad acquisire consenso di nuovi iscritti,appropriandosi di un comportamento che è più consono alla attività di un partito politico(che basa il suo valore sul consenso)che non ad una struttura che,scevra da condizionamenti,ha il solo sacro dovere di trasmettere la conoscenza. La diffusa ignoranza,la incapacità espressiva dei giovani,un generale senso dell’abbruttimento,un palpabile degrado,conseguenza della deprofessionalizzazione dell’insegnamento,divenuto “mestiere”,sta causando danni difficilmente sanabili. Si è pensato,erroneamente,che bastava dare autorità agli organi scolastici,per risolvere i problemi,dimenticando che determinate figure professionali,si autoreferenziano con il solo e umano esercizio dell’Autorevolezza,merce rara,sconosciuta ai più e stupidamente identificata col potere. Se a tutto questo si affianca la Fuga dei nostri Cervelli migliori,il quadro appare veramente desolante. Come è desolante assistere alla peregrinazione di tanti giovani laureati,umiliati da turbe di analfabeti,che occupano centri di potere e gestiscono la cosa pubblica,che paghi della loro ignoranza,si vestono di un potere decisionistico,frutto dell’incoscienza più che del  coraggio. Ai giovani una consolatoria frase di Seneca-“Omnia mecum est”.
Montecalvo Irpino Aprile 2006
Dott. Antonio Stiscia

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