CAMMINA PIANO

PERCHÉ CAMMINI SUI MIEI SOGNI

4° seminario di formazione presso Villa S. Ignazio a Trento

L’8 gennaio 2004, presso Villa S. Ignazio, sulla collina di Trento, organizzato dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza del Trentino Alto Adige, si è tenuto il 4° seminario locale di formazione per giornalisti e operatori sociali, sui temi del disagio e della marginalità. Collaboravano all’operazione la Cooperativa Villa S. Ignazio – Progetto Mediagiovani, l’Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, l’Unione Sindacale Giornalisti Rai (UsigRai), la Federazione Nazionale Stampa Italiana (F.N.S.I.), l’Unione Cattolica Stampa Italiana – sez. Trento e partecipavano il Comune di Trento e la Provincia Autonoma di Trento.

Apriva i lavori Dario Fortin, del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza del Trentino Alto Adige, dicendo che il sistema liberista è fallito ed è tempo ormai di avviare una nuova stagione umanista.

“Cammina piano” è un appello rivolto agli operatori sociali, ai giornalisti, ai politici e ai governanti in un mondo costretto a correre e a non fermarsi. Tutti sono costretti ad andare veloci, perché devono produrre e dar conto di quello che fanno.

I giovani sono migliori e su di loro si poggiano le speranze di un cambiamento.

Alberto Pacher, sindaco di Trento, fa presente che il rapporto con le Istituzioni e i media è ambiguo, ambivalente. Se un fenomeno scompare dai media, scompare dalla percezione generale della gente. Se ad esempio i giornali non si occupano, per un certo tempo, della tossicodipendenza, questo non vuol dire che il fenomeno non esiste più. Allora è importante il ruolo degli strumenti di informazione.

Un fenomeno nuovo e preoccupante che si sta diffondendo è l’incapacità, da parte della gente, a fare un’autolettura della propria condizione, divenuta imprevedibilmente precaria e fragile. E questo vale anche per i pubblici dipendenti, anche se durante la vita lavorativa hanno goduto di uno stipendio e in vecchiaia percepiranno una pensione sicura.

Fondamentale diviene allora il ruolo politico d’intervento e di sostegno dell’Ente pubblico. Ma importante è anche il ruolo dei media che devono fornire una lettura chiara e puntuale di questi fenomeni emergenti, tra cui la nuova povertà.

Bisogna stipulare dei patti sociali per il futuro. Le politiche sociali non bastano più e l’Ente pubblico, nonostante il suo consolidato apparato burocratico sociale, non è in grado di fronteggiare le nuove marginalità. Servono quindi, e sono fondamentali, sia l’attività delle associazioni di volontariato che quella degli operatori sociali e dell’informazione.

Stefano Tassatti, che ha inventato il nome del seminario, parla dell’esperienza fatta come operatore dell’Agenzia Redattore Sociale, che è simile all’ANSA, con giornalisti e collaboratori, e utilizza Internet. Produce un “quotidiano” con una trentina di articoli, cui si accede con abbonamento. Il suo nuovo sito, da febbraio 2004, è www.redattoresociale.it . Nasce dal Non profit come quotidiano nazionale e tre sono i target cui si rivolge. Informa il mondo dell’informazione, gli operatori sociali e i politici. Funziona con la Newsletter quotidiana inviata a uno svariato numero di destinatari. Ha scelto di non far ricorso ai fondi pubblici nazionali o europei e nemmeno alla pubblicità, anche perché era difficile reperirla. Si finanzia in modo tradizionale, col sistema degli abbonamenti.

Funziona con annesso archivio per aree tematiche: mafia, disabilità, droghe, economia politica, marginalità, immigrazione, infanzia, religione, salute, carcere, società e volontarietà. È possibile accedere anche agli approfondimenti tematici.

Stefano Gnasso, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, presenta i risultati di una ricerca sulle tematiche sociali, condotta col sistema delle interviste. Oltre il 50% degli intervistati si sente insicuro, a causa della microcriminalità. Il 56% non crede che il nostro sistema possa migliorare. Il 58% teme la perdita del posto di lavoro, nonostante la diminuzione della disoccupazione. Serpeggiano il pessimismo e l’apatia per il presente nella fascia giovanile, a causa di congiunture negative e scandali finanziari. Come tendenza emerge un desiderio di conflittualità, tipico di chi si sente circondato da molte congiure. Si teme il tradimento. Si va delineando però una prospettiva di cambiamento e ci si interroga sulle proprie responsabilità. S’intravede un’ottica new-global in luogo di quella no-global. Cresce l’area del marketing sociale e del commercio solidale, come pure l’attenzione ai codici etici e ai valori di autenticità d’interesse comune. Si considera la tivù come strumento che esaspera l’insicurezza, perché manda in onda continuamente il conflitto, senza prospettare soluzioni.

L’informazione non sa porsi come guida dell’opinione pubblica. La tivù è deficiente, manca sia di efficacia nel comunicare che di progetti collettivi. La sua linea editoriale si basa esclusivamente sul risultato d’ascolto, lo share. Hanno molto successo quei programmi che inducono delle trasformazioni nei partecipanti. Oggi si ha una crisi di identità del cittadino, perché manca o è venuta meno la sua capacità al consumo. Non si può tornare indietro, a modelli dei decenni passati. Unica via d’uscita è riacquistare una centralità sociale e servono progetti credibili in tal senso. Se in passato, l’acquisto di un oggetto consentiva l’accesso a una classe sociale superiore, oggi questo non succede più.

Esiste poi un problema tutto italiano, quello del monopolio mediatico della comunicazione, percepito e avvertito come tale da almeno la metà degli italiani.

Fulvio Gardumi, ex presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Trento, espone il monitoraggio per la cronaca sull’emarginazione, negli articoli di due quotidiani locali di Trento, astenendosi però dal dare una sorta di pagella di buoni e cattivi.

Pier Giorgio Cattani, disabile, illustra la relazione sul monitoraggio dei due quotidiani locali e riferisce che questo tipo di studio può dare dei consigli utili ai giornalisti, sul modo di trattare fatti di cronaca, senza ferire la sensibilità dei lettori o violare la privacy delle persone.

Charlie Barnao e Antonio Scaglia, dell’Università di Trento, presentano il libro Hotel Millestelle, in cui sono riportate, con un tipo di linguaggio diretto a un lettore medio, tre storie raccolte a Trento col registratore. Due riguardano uomini che vivono e dormono per strada, e una un cliente di prostitute. Queste persone a Trento sono ancora vive, nel senso che riescono a stabilire dei rapporti con gli altri. In una città come New York, invece, persone simili, pur vivendo per mesi nello stesso posto sono invisibili, nel senso che per il cittadino newyorkese è come se esse non esistessero.

Esiste poi anche una questione della visibilità del problema. In America questo tipo di fenomeno è stato indagato da tempo. In Italia si è cominciato da poco ad occuparcene e finché esso non è studiato e reso pubblico, è come se non esistesse.

Questo tipo di ricerca rientra nell’ambito della sociologia urbana.

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Zell, 22 gennaio 2004                                      Angelo Siciliano

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