Vittime dell’indifferenza

Francesco Cusano,classe 1925,vicequestore aggiunto di Biella,nativo di Ariano Irpino,ucciso dalle Brigate Rosse il 2 Settembre 1976.
Sono passati 30 anni da quella tragedia,dove ha perso la vita un servitore dello stato,colpevole di aver fatto solo  il suo dovere di cittadino, garante dell’ordine pubblico e delle Istituzioni.
Non ho letto, né visto, testimonianze o ricordi,la bella Irpinia,dimentica facilmente,rassegnata a essere vassalla di avvenimenti speculativi e promozionali,finalizzati a visibilizzare le nullità, presa dal sacro fuoco di incensiare i potenti (personaggi di scarso valore umano e politico),annullando il ricordo dei grandi del passato e il valore dei morti per la  libertà umana e di pensiero.

In quelli che furono gli anni di piombo,il Paese sembrò impotente,incapace di fronteggiare una violenza politica trasfusa nella violenza militare organizzata, il tempo pareva scandito da episodi di guerriglia tattica, volta a creare caos e disordine e le città divennero una fucina di gladiatori ribelli.

Inermi,impediti a reagire,ultimo baluardo di una Repubblica decadente ferita a morte,rimasero loro,i giovani in divisa,i figli del Sud e della miseria,ancora una volta,vittime sacrificali all’altare di un potere incapace  di dare una risposta politica seria ad una innescata rivoluzione.

Grazie a Sandro Pertini ,gran Presidente di quella sfortunata Repubblica,privata del suo miglior uomo politico Aldo Moro,il Paese restò unito,quel vecchio socialista  riuscì a compiere il miracolo di rappresentare le istituzioni,diventando il Presidente di tutti,ma proprio di tutti gli Italiani.

Nascevano i primi compromessi politici ed economici,storici e culturali,frutto della paura e non del libero interloquire politico.

Il vento del nord veniva scalzato dal vento dell’est,in una rosa dei venti pronta ad alimentare il fuoco della violenza.

Lo stato imbastiva accordi segreti con la malavita organizzata,pur di mantenersi in vita,consegnando così l’esistenza di tanti magistrati ,poliziotti,carabinieri (Dalla Chiesa,Cassarà…..)a quelle mafie che avrebbero presentato il conto e che avrebbero gestito il potere sul territorio in pseudo concorrenza con lo Stato(cfr. Cirillo).

In tutto questo stato confusionale,lo Stato vero, era in prima linea con gli uomini di sempre,con quei Carabinieri,Poliziotti e Finanzieri,pronti a fare il loro dovere,pronti a difendere una Repubblica che pur fondata sul lavoro non gli aveva dato la possibilità di scegliere il proprio,non gli aveva dato un futuro,anzi li obbligava a rischiare la vita,in nome di ideali costituzionalmente svenduti.

Che strana la storia,i Brigatisti combattevano e uccidevano coloro che avrebbero voluto liberare,nell’insano gesto della gatta che divora i cuccioli in pericolo.

Son passati 30 anni,i morti non pesano nemmeno sulle coscienze,resta il doloroso ricordo di tante giovani vite, spezzate in nome di un niente,inutili protagonisti di una commedia senza attori e senza comparse,frutto della mente perversa di un regista e di  sceneggiatori esaltati.

Si può perdonare chi ha ucciso per ideologia o in nome di una rivoluzione?

Il perdono può essere concesso solo a chi lo ha richiesto, e  pentito, manifesti i propri errori.

Lo stato,nel cui nome sono morti tanti fedeli servitori,non può pretendere di sostituirsi al dolore dei familiari delle vittime,il cui decoroso silenzio,è frutto del rispetto del valoroso familiare e non dell’indifferenza.

Lo Stato deve consumare la memoria e non la vendetta,deve tutelare i cittadini più deboli e non gli arroganti,non può permettersi di ragionare in termini passionali e ideologici, rischiando di porsi in alternativa  al terrorismo,che ne troverebbe  legittimazione .

Un pensiero ai tanti giovani morti per una ideologia sbagliata,improntata sull’odio e sulla violenza,studenti modello, di cattivi maestri ,impotenti e incapaci di interloquire col prossimo.

Penso a quei giovani,più fortunati,figli delle barricate e degli slogan,frutto della sinistra radical-scic,divenuti rappresentanti delle Istituzioni e del Potere politico,economico e industriale.

Che effetto fa quel politico di prestigio,che ricorda i suoi trascorsi di rivoluzionario da molotov e striscioni violenti,figlio degli scontri con la polizia , commosso dai lacrimogeni?

Una indicibile pena!

Ha onore uno  Stato che  premia gli ex terroristi,fornendo lavoro,consulenze e incarichi di natura ministeriale,forse proprio al Ministero degli Interni?

Se può essere condivisibile il recupero sociale di chi ha sbagliato,andrebbe previsto il modo e i tempi,per non urtare la sensibilità di chi da buon cittadino attende un lavoro qualificante perché qualificato e non perché ex di qualcosa o di qualcuno.

Guai allo stato che pensi di applicare la parabola del Figliol Prodigo al proprio ordinamento,il rischio è di trovarsi un popolo di cittadini prodighi e incoscienti,sicuri di un immeritato perdono,in un’ottica di falso buonismo,creato appositamente per farsi perdonare  errori ben più gravi.

Ecco che nasce la libertà di drogarsi,il matrimonio omosex,il pacs,il laicismo dogmatico,la corruzione latente,l’arrivismo imperante,la devianza costante…..

Conseguenze:rappresentanti del popolo che inneggiano alla Disobbedienza,ex terroristi diventati onorevoli,forse scortati dalla polizia per partecipare alle manifestazioni contro la stessa polizia.

(cfr esponenti del governo che manifestano contro il governo:studi di sociologia politica anarchica)

E’ questa la vera vittoria del terrorismo,che rischia di conseguire col revisionismo culturale, quell’aurea di travolgente visione  romantica del paese,assimilando i contenuti e le gesta  risorgimentali,diventando un fenomeno storico da studiare e da comprendere.

Vergogna !

Un quotidiano di sinistra,ha pubblicato,di recente, l’elenco dei lavoratori morti sul lavoro .

Giusto!

Mi auguro che pubblichi l’elenco delle vittime del terrorismo,lavoratori anch’essi e costruttori della loro e nostra libertà.

Forse solo allora potrà iniziare il difficile percorso del perdono e della riconciliazione,in uno stato padre di tutti e prodigo con i figli più meritevoli.

   

Montecalvo Dicembre 2006

 

Antonio Stiscia

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