DESTINI IMPERIALI

Aiglon figlio di Napoleone
Presso l’hotel ristorante Marchi di Arco, il 14 febbraio 2004, Mario Nones presentava, con una simpatica e colorita carrellata di fatti, vicende di vita e di storia, concernenti gli appartenenti alla Casa d’Austria, l’ultimo lavoro letterario della scrittrice Romana De Carli Szabados.
Non v’è luogo più delizioso come la città di Arco, per operazioni culturali di questo tipo. Fu devota agli Asburgo che erano soliti soggiornarvi, e qui il 27 dicembre 1894, ospite dell’Arciduca Alberto, si spegneva Francesco II di Borbone, sovrano in esilio del Regno delle Due Sicilie, dopo l’unificazione d’Italia. E Arco ha intitolato agli Asburgo sia il carnevale che l’orto botanico.

Erano convenuti per l’occasione appassionati della storia degli Asburgo e amici di lunga data – Livio Pranzelores e Luciano De Carli – dell’autrice, che vive nel Veneto e, in quanto esule da Pola, è una dei 350.000 profughi italiani d’Istria, scappati dopo la seconda guerra mondiale. È questa una ferita che lei si porta dentro, come gli altri profughi scampati agli eccidi e alle foibe, le cui vittime saranno ricordate in futuro nel Giorno della memoria, il 10 febbraio, recentemente approvato dal nostro parlamento.

Romana De Carli Szabados ha pubblicato finora diversi libri, tutti incentrati su personaggi, fatti e vicende di Casa d’Austria. Infatti, titoli come Cento anni da Mayerling - Il dramma che travolse un impero (1989), Kaiser Franz Joseph I - Epistolario imperiale (1991), Carlo I d’Asburgo - Finis Austriae (1992), Mal d’Austria – Vienna Imperialis (1995), Miramar addio (1997) e Miti imperiali – Rose rosse per Sissi (1998) sono molto eloquenti a riguardo del loro contenuto. L’ultimo, Destini Imperiali – Aiglon figlio di Napoleone, edito nel 2003 da Edizioni Goliardiche di Bagnaria Arsa (UD), si occupa principalmente della vita dell’ Aiglon, l’Aquilotto  come lo chiamavano i romantici del XIX secolo , vale a dire il figlio dell’imperatore Napoleone Bonaparte e Maria Luisa d’Austria, duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, nonché figlia dell’imperatore d’Austria Francesco I e di Maria Teresa delle Due Sicilie.

Potrebbe apparire, tutta questa produzione letteraria e editoriale, come un’agiografia di Casa d’Austria e dei suoi componenti, e, con i tempi che corrono, tuttavia marginale rispetto alle grandi tragedie della storia. Potrebbe non piacere ad alcuni, per una scelta di campo, anche se si è distanti e vaccinati, rispetto ad un’aristocrazia che non può più turbare i sogni di chi idealmente non la gradiva né la vedeva di buon occhio. Ma siamo in pieno consumismo e non dispiace che certe figure del passato ritornano, perché nel tempo sono state mitizzate, grazie alla musica, alle operette, al cinema, agli sceneggiati tivù, alla letteratura e ai rotocalchi. Il riesumarle, quindi, può renderle gradite e bene accette all’immaginario collettivo del popolo diffusamente televisivizzato, qual è quello attuale. Naturalmente vanno messi in conto anche i nostalgici dell’Austria Felix che fu. Ma questa non torna. La storia può essere bella o brutta, secondo i punti di vista, ma non si ripete.

Diversi storici, scrittori e saggisti si sono cimentati nell’opera di riscoperta di certe figure emblematiche del passato, rovistando negli archivi, indagandone i segreti, per ricostruirne, attraverso intrecci di vita vissuta rimasti sconosciuti, l’intima psicologia, il carattere e la personalità. Ce ne hanno fornito una lettura nuova e diversa rispetto a quella che avrebbero potuto renderci i loro contemporanei.

È in buona sostanza quello che fa anche Romana De Carli Szabados, saggista e germanista di cultura mitteleuropea. Scandaglia la storia  non sempre prodiga di notizie e documenti ritenuti indispensabili  che si è dipanata attorno ai personaggi che lei ha scelto di ricreare. Indaga filologicamente i testi che la bibliografia le offre e, con stile narrativo sobrio e convincente, ci offre una messa a fuoco chiaroscurale e credibile delle varie tipologie umane, con tutte le relative sfaccettature.

La vicenda personale di Franz Carl Josef, Duca di Reichstadt, Re di Roma,  Napoleone II per i franco-italiani , l’Aiglon, l’Aquilotto prigioniero, è triste e impietosa, e s’intreccia con l’inizio del declino del mondo asburgico.

Nato il 20 marzo 1811, da un matrimonio voluto da Napoleone I per ragion di stato, era afflitto da tisi polmonare. Con Napoleone prigioniero sull’isola di Sant’Elena, fu accolto a Vienna dal nonno Francesco I, con cui ebbe un rapporto affettivo molto tenero. La nonna materna, Letizia Bonaparte, viveva a Roma, in lutto, malata e pressoché cieca. La madre Maria Luisa, finché Napoleone rimase in vita, non legalizzò il rapporto affettivo col suo amante e futuro secondo marito, il Conte Neipperg, per evitare che il figlio fosse dichiarato illegittimo.

L’Aiglon moriva a ventuno anni, il 22 luglio 1832, assistito dalla madre, e fu sepolto a Vienna, nella tomba degli Asburgo, la Cripta dei Cappuccini. Se n’andava, prigioniero del suo tragico destino e delle voci, secondo cui la madre l’aveva abbandonato e Massimiliano d’Asburgo, futuro imperatore del Messico, fosse suo figlio, avuto da un rapporto adulterino con l’arciduchessa Sofia, madre del futuro imperatore Francesco Giuseppe.

Nel libro, oltre a quella dell’Aiglon, è illustrata anche la vita di diversi suoi familiari.

 

                        Zell, 23 febbraio 2004

                                                                                                                  Angelo Siciliano

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