E il Trappeto continua a far parlare di sé.

Molto si è scritto e letto su questa parte del paese oramai abbandonata al suo destino, segnato alla fine degli anni sessanta quando fu dichiarata zona di abbandono e da quel tempo si assiste impotenti allo “sgarrupiamiento” quotidiano e ai cedimenti strutturali di quello che un tempo era un quartiere dove la gente viveva la sua quotidianità in simbiosi con animali e cose.
A nulla sono valse le varie cure per ridare o perlomeno cercare di fermare questo lento ed inesorabile declino.
Il Trappeto è stato oggetto di studio, ricerche e di attenzione da parte di molti, ma resta ancora lì con tutte le sue problematiche che lo affliggono.
Magnificato con saggi, mostre retrospettive, oggetto di tesi di laurea, fotografato da turisti occasionali,visitato da esperti e curiosi, ma nessuna idea di recupero.
Tanti sono stati i tentativi di soccorrerlo, ma tutti si sono dimostrati veri e propri palliativi.

Tra gli anni ottanta-novanta, si era costituita una associazione che aveva la finalità di portare all’attenzione di tutti gli atavici problemi di ordine strutturale e cercare una progettualità che, almeno sulla carta, aveva l’ambizione di un recupero seppure parziale di questo luogo. Tentativo stoppato dalle istituzioni che preoccupati dalla instabilità della zona si son viste costrette a bollare questo tentativo come superfluo ed inefficace. Da allora è andato via via crescendo nel pensiero dell’opinione pubblica l’interesse a trovare una strada ed una soluzione efficace per fermare il degrado ormai al limite di questa che è una parte del paese carica di storia e tradizioni per la collettività montecalvese. Tutte le amministrazioni che si sono succedute hanno tentato di metterci una toppa, non ultima l’amministrazione Pizzillo, che era riuscita ad ottenere uno stanziamento regionale finalizzato al recupero e messa in sicurezza dell’area, saltato all’ultimo momento e dirottato dalla giunta regionale guidata da Stefano Caldoro, ad un fantomatico restauro di un palazzo napoletano. Oggi se ne continua a parlare, dalle pagine di questo giornale, era stata lanciata l’idea di destinare diecimila euro l’anno per iniziare ad intervenire con piccoli interventi tampone alla bonifica. Ma anche quest’appello è caduto nel vuoto. Certo tutti sono coscienti delle difficoltà che tale recupero comporta, ma se mai si inizia mai si finisce. E a nulla serviranno le estemporanee attività messe in cantiere da giovani volenterosi di puliza del Trappeto se dietro non c’è un programma organico e funzionale alla bisogna. Ma perché tanto desiderio di recupero di questa zona?. Il perché va trovato in quello che questo “secolare quartiere trogloditico”, rappresenta ed ha rappresentato per i montecalvesi. Basta girovagare sul web e capire quanti momenti di storia vissuta vengono fuori da compaesani oramai fuori dal nostro paese, ma che hanno lì vissuto gli anni prima dell’abbandono del quartiere e del paese e desiderano che “le storie di famiglie e ricordi di vita vissuta non sparissero per sempre”. Una cosa positiva da segnalare è che oggi, l’attenzione mediatica è tutta rivolta a quello che i nuovi amministratori, troppo giovani per avere un ricordo di quando il Trappeto pullulava di vita,riescano a mettere in campo energie e forze fresche attivandosi al meglio di loro stessi al fine di trovare o almeno indicare un progetto definitivo atto ad evitare la scomparsa di uno dei luoghi più carichi di storia del nostro paese. Ce la faranno?. Speriamo di si. Questa per il Trappeto è l’ultima chiamata, dopodiché resteranno solo un cumulo di macerie a coprire la vergogna di non essere stati capaci di salvarlo.{jcomments on}

 

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