«La Sekoma Di Montecalvo Irpino Prima Banca Del Civico Monte Frumentario» 
Parte undicesima

Tra le circa cinquanta «macchine idrauliche» (mulini) del citato verbale, si annoverano quelle situate lungo il fiume miscano, menzionate dai Decurioni nella seduta del 18 giugno 1851 quando, in esecuzione di una circolare del quattro Maggio precedente a firma dell’intendente della provincia, sono essi invitati a tassare i Proprietari di fondi o di «macchine idrauliche» ,confinanti con pubblici corsi d’acqua dai quali si Approvvigionano per l’irrigazione dei poderi o Per l’alimentazione energetica dei mulini:

«[…] il decurionato, intesa la detta proposta; letto l’ufficio circolare con le prelodate ministeriali; considera che verun fiume di acqua perenne costeggia i terreni di questo tenimento di Montecalvo, meno che un torrente detto Miscano, il quale viene animato dalle acque piovane, collettizie dei diversi ruscelli che esistono in detti terreni ed in quelli del limitrofo tenimento di Casalbore.

Delle quali acque se ne servono i mugnai Tommaso Gelormino fu Antonio, ed Antonio Gelormino fu Giuseppe, di più per sfarinare i Generi alimentari nel molino acquistato dal Duca di Montecalvo, nel quale molino, con casa Rurale, vi esiste la macchina idraulica addetta a tal uso. Che siffatto molino nella sola stagione d’inverno è frequentato nel traffico da questi naturali che recano ivi a sfarinare i loro generi cereali, ma nelle altre stagioni di rado vi possono frequentare per la mancanza di dette acque. Che oltre a dette macchine vi ne esistono altre quattro nello stesso tenimento luogo appellato conca, o mavorielli (contrada maurielli), di proprietà di detti Gelormini, Finizza Felice, ed angelo ceruolo, che vengono animate dal fonte pubblico detto “della terra” ed altri ruscelli esistenti lungo detta contrada». Segue l’elenco delle fontane pubbliche e dei proprietari terrieri che ne utilizzano le acque a scopo agricolo privato.

I decurioni, con l’aggiunta di un nuovo articolo, integrano gli introiti del bilancio comunale di 57 ducati di cui 21 a carico dei mugnai:

[…] 1) Tommaso ed Antonio Gelormini pel molino di Montecalvo doveranno corrispondere annui ducati dodici.

2) Felice Finizza e Nicola Gelormini pel molino conca annui docati due.

3) detto Antonio Gelormino, e sua madre Gaetana Pappano annui ducati tre.

4) Antonio e felice Gelormino annui ducati due.

5 Angelo  Ceruolo annui ducati due […]».

E’ del 1709 una pianta che l’agrimensore Matteo Caccavelli redasse per corredare l’inventario del beneficio semplice sotto il titolo della santissima annunziata nella terra di Montecalvo ove, un fondo seminativo appartenente al beneficio dell’Annunziata, sito in contrada san barbato, altrimenti detto «molinelli», confina con la «via pubblica del molino vecchio».

La via pubblica dell’attuale contrada valle, con ogni probabilità sito allargato agli obsoleti toponimi «barbato» e «molinelli», conduce, ancora oggi, a imponenti ruderi di un antico mulino lambenti, quasi, la sponda orientale del fiume Miscano.

Nei suoi pressi, crollata e coperta dalla fitta vegetazione fluviale, la cospicua parte di un antico ponte ancora testimonia il collegamento delle due sponde del Miscano che rendeva oltremodo conveniente la frequentazione del mulino ai cittadini di Buonalbergo e Casalbore.

Nonostante i doli denunciati dai decurioni in fatto di evasione fiscale relativa al macino, e le spese occorrenti ad un sistema di coazione e controlli, il comune non poteva permettersi il lusso di rinunciare ad una entrata così importante per le sue casse.

L’abolizione del dazio sul macino del 1848 era stata un’eccezione dovuta alla pesante carestia di quell’anno.

Nei soli tre mesi di marzo, aprile e maggio del 1852 i decurioni incaricati della riscossione della gabella sul macino, i signori don Giovanni Bozzuti e Felice Sorrentino, consegnò nelle mani del cassiere comunale, il signore don francescantonio barra, la somma di ducati 249 e grana tredici, di cui ottantotto ducati e grana ottantanove nel mese di marzo, 64 ducati e grana novantaquattro in aprile e novantacinque ducati e grana trenta in maggio.

La verifica degli introiti era effettuata sulla scorta delle matrici e dei relativi biglietti.

Nei tre mesi campione furono consumati «un sol volume di matrici di fogli scritti numeri settanta e mezza contenente biglietti sette centoventinove per il mese di marzo, un solo volume di matrici di fogli scritti numero quarantacinque e mezzo contenenti biglietti quattro centoquarantaquattro per il mese di aprile, un sol volume di matrice di fogli scritti numeri sessanta e mezza contenenti biglietti sei centoventidue per il mese di maggio».

Le spese dell’intera operazione ammontarono a ducati ventinove e grana settanta così distribuiti: nove ducati ai decurioni incaricati dell’esazione, diciotto ducati agli invigilatori luigi russi e luigi serafino, ed infine carlini 27 per l’acquisto della carta onde «formare le matrici per detti mesi».

Nella seduta del 6 giugno 1852 il decurionato stabilisce una turnazione al suo interno, con effetto retroattivo, circa il retribuito incarico dell’esazione del dazio sul macino:

«[…] considerando essere giusto che un tale incarico vada per turno per ogni decurione. Considerando che tutti gli altri si son impiegati in altre esazioni, che hanno esercitato siffatto ufficio nei passati mesi. Unanimemente delibera che i due decurioni signori don Francesco Pizzillo e Giuseppe Mascoli esigano la gabella pel macino in amministrazione nel mese corrente ed entrante e si abbiano il compenso dovuto alle loro fatiche in grana quindici per ciascun giorno».

Oltre ad offrire prestiti, il monte frumentario eseguiva normali operazioni finanziarie quali vendita, mediante pubbliche aste, di depositi di magazzino come avvenne nell’anno colonico 1851 durante il quale gli amministratori Vincenzo lazazzera e Felice Caccese effettuarono la vendita con asta pubblica del granone in tomoli 23 e misure 15,5.

Continua

Giovanni Bosco Maria Cavalletti

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