Malvizza Giubileo 2000
- Scritto da Luigi D'Addona
- Categoria: Cultura
PADRE LORENZO MASTROCINQUE,
al secolo Nicola, nasce in Foglianise in provincia di Benevento da Michelangelo e Concetta Possemato il 17 dicembre 1929.
Da piccolo chiede di essere ammesso al Collegio Serafico dei frati minori e, dopo aver frequentato le scuole ginnasiali il 24 dicembre 1944, veste il saio di San Francesco entrando come novizio nel convento della SS.Annunziata di Vitulano.
Emette i voti solenni il 25 marzo 1952 e. terminati gli studi teologici in Benevento, diviene sacerdote il 19 marzo 1953.
Con il sacerdozio gli si apre il campo dell’apostolato e lentamente scopre di essere un valente oratore, infatti dà la sua adesione a Movimento liturgico Popolare, che lo porta, insieme con altri frati, in svariate parti d’italia per le Settimane liturgiche.
Si fa apprezzare per la sua dedizione e la sua parola sciolta ed in particolare per la sua sensibilità verso i giovani, ai quali trasmette la sua vena musicale e la sua passione per lo sport.
Contemporaneamente, come è costume tra i frati, segue l’ubbidienza che lo porta ad essere itinerante in molti conventi dove lavora apostolicamente ed esercita anche gli uffici ai quali viene promosso.
E frequentemente guardiano ed economo.
Non smette mai di essere apostolo itinerante ed è proprio questo lavoro che lo porta alla scoperta dei Suo sogno di costruire un santuario in onore della Madonna nella contrada Malvizza di Montecalvo Irpino, nel cui convento rimane per molti anni. Il sogno nasce nel 1981, si concretizza nel 1982 e finalmente si avvera nell’anno 2000 in concomitanza con il giubileo.
Gli ultimi abitanti del Trappeto
- Scritto da Angelo Siciliano
- Categoria: Cultura
Il Trappeto perse la sua identità etnica, non tanto per l’emigrazione di molti suoi giovani, ma a causa del terremoto del 1962, che comportò la ricostruzione delle case delle famiglie che vi abitavano, in nuove e lontane aree edificabili indicate dall’amministrazione comunale.
Così, quell’abbandono, anche se case, grotte e cantine rimasero agibili per lungo tempo, ha determinato negli anni l’inizio di crolli sparsi di edifici, che fa paventare in tempi non lunghi la sua sparizione come agglomerato urbano.
Forse si salveranno i tracciati delle strade e resteranno qui e là cumuli di macerie, “li mmurrécini”, e le grotte, enormi cavità orbitali vuote invase da alberi e sterpaglie. Guardando gli altri paesi, non si capisce se a Montecalvo si sarebbero potute fare scelte diverse.
Ariano Irpino, dopo i terremoti, ha sempre dato la priorità al recupero degli edifici storici e poi anche alle case della parte vecchia della città.
San Felice Martire Patrono di Montecalvo
- Scritto da Dott.Antonio Stiscia
- Categoria: Cultura
Come recita il Martirologio, i Santi Felice e Adautto si ritengono essere stati martirizzati, il 30 Agosto,giorno che il Calendario Ecclesiastico dedica ai due fratelli decapitati, probabilmente nel 303 D.C., sotto l’impero di Diocleziano.( cfr Sagramentario di San Gregorio Magno).
San Felice è uno dei martiri più conosciuti e non è un caso che viene rappresentato col suo compagno (fratello) Adautto(aggiunto) in uno dei primissimi affreschi paleocristiani (Cimitero di Comodilla-Roma) insieme all’Apostolo Pietro.
La vicenda del suo martirio è leggibile in ogni manuale e/o enciclopedia,per la straordinarietà dei fatti e per la condizione di presbitero(prete)in un momento in cui la Chiesa Cristiana andava organizzandosi ed espandendosi nell’Impero.
Presidio "Libera" nel nome di Giovan Battista Tedesco
- Scritto da Redazione
- Categoria: Cultura
È intitolato alla memoria di Giovanbattista Tedesco, il carabiniere vittima della sacra corona unita nel l’89, il presidio di “Libera”, inaugurato martedì sera alla presenza del figlio di Tedesco, Alessandro, che ha ringraziato per la scelta del nome del padre.
«Dare un nome significa dare un volto a queste persone che ci hanno lasciato; bisogna fondere la memoria con l’impegno e l’impegno con la memoria; l’io deve diventare noi - ha detto Alessandro Tedesco -.
Attribuire un nome significa dare quella dignità che viene calpestata col non ricordo. Non dimenticare significa impegnarsi.
Con le loro morti, le vittime, hanno cambiato il nostro Paese: a noi l’obbligo perché quelle morti non siano vane».
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Idea per la nascita di un “Museo degli antichi mestieri”
- Scritto da Alfonso Caccese
- Categoria: Cultura
Il progressivo lento ed inesorabile spopolamento dei nostri paesi e la conseguente fuga in massa verso mete più allettanti ed industrialmente avanzate, l’introduzione di nuove tecnologie e di nuovi modelli di sviluppo hanno fatto sì che l’esistenza e il tramandarsi di arte e mestieri secolari, si sia interrotto e, di fatto, sia andato perduto ed eliminato dalla memoria collettiva nell’arco di qualche decennio.
Una grave perdita dal punto di vista antropologico ma anche dal punto di vista identitario della nostra storia e cultura. Il progresso non può fermarsi ma la crescita culturale e una nuova generazione può di certo tentare il recupero di quello che è stata la umile condizione di vita dei nostri padri e del nostro paese.
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